Passo spesso su questa collina situata sulla strada provinciale, diretta verso i Monti Ruffi. Una collina che, salendo dalla valle del Giovenzano, mostra alle pendici nuovi terreni coltivati. Una piccola Azienda agricola possiede degli impianti di frutti di bosco. Più a monte, ostinati terrazzamenti sulla pendice marnoso-arenacea accolgono giovani olivi. Quando cominciano i boschi di roverella e qualche ginestra  appare più in quota, mi appare questa casa isolata. Si trova in una posizione baciata dal sole, che la sera scende sui monti prenestini. Se ne sta lì, piuttosto isolata, a guardia di un vigneto impiantato negli anni ’70 dello scorso secolo e alle spalle vanta un groviglio di castagni e roverelle e qualche tentativo di albero da frutto, presto assorbito dal bosco. Da qui partono anche due sentieri: uno prosegue a destra del monte Cerasolo e attraversa una zona dove c’è stato un rimboschimento di pini; il secondo sale fino alla piccola chiesa di San Michele, oggi in rovina.

Il panorama intorno sembra essere simile: spuntano qua e là nella macchia casali isolati ed abbandonati. Piccole casupole cadenti sono sorrette dagli alberi che vi crescono all’interno. Questa casa era una di loro, prima di essere restaurata. Eppure, rimane sempre chiusa e solitaria. Sembra che aspetti qualcosa o qualcheduno. Aspetta ma non si annoia. E intanto gode della bella vista a nord, verso il passo della fortuna e la Spina Santa (Ciciliano). La montagna che ha di fronte mostra il versante più aspro dei monti Prenestini e le pareti calcaree al di sotto di Guadagnolo. Verso sud-ovest, ovvero dal lato opposto, si intravede Rocca di Cave e, ancora oltre, i paesi che dai monti prenestini si affacciano sia sullla Valle del Sacco che sull’Agro romano antico. Fermo qualche volta la macchina a seguire la sequenza descritta.   Uno dei Luoghi sospesi nel tempo, oltre che nello spazio.  Mi capita di guardare le montagne e pensare  da quanto tempo sono lì. Un secolo di vita per una montagna è come un attimo. Una montagna che volesse osservare un paesaggio forse vedrebbe qualcosa di diverso perchè su una linea del tempo unica. Può vedere il bus del Cotral carico di pendolari che ogni mattina si dirige nella capitale. Può vedere gli schiavi e gli operai romani, giunti dalla capitale per la costruzione di acquedotti che solcano una parte della valle. Può vedere l’Esercito Angioino che attraversa la via Palestrina per tornare a Napoli dopo la battaglia di Tagliacozzo nel 1268. Può vedere contemporaneamente gli uomini che abitavano la casa o ne usavano la stalla ed il magazzino.

Torno alla macchina. Tra la sospensione ed il silenzio, riprendo il viaggio di ritorno. Quello che mi attraversa la strada al crepuscolo sembra proprio un gatto selvatico inseguito da cacciatori con archi e frecce. Ma forse era solo una volpe.

luoghi sospesi
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